Espressioni vive, un corpo trasparente regalato a lettori come voyeurs chinati sulle viscere di Alda Merini; parole che non si raccontano in una recensione; ogni respiro interpretativo sarebbe manchevole, un piccolo sopruso. Parole di una folle, oppure sono io – mi chiamaste Follia – e dettai discorsi alle sue mani generose. Giudicate voi dall’alto della vostra presunta ragionevolezza; io per definizione non conosco il senno e al massimo posso tessere un umile elogio, predato e inciso nell’infatuazione per queste parole nostre, che non sono mai state immiscibili: io fui l’artefice, lei la vittima e la penna, allo stesso tempo. Delirio
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